Sinossi

Un salice. Una donna. Una storia che non si può dimenticare.
Bethel, Capoclan Celta, assiste alle conseguenze del suo operato attraverso i rami di un salice.
Lo spirito della donna non riesce a darsi vinta davanti all’incombere di una furiosa guerra tra i propri figli, un conflitto che risiede tanto tra le due fazioni della popolazione quanto all’interno dei protagonisti.
Volontà, ispirazione e amore si scoprono essere le forze più dirompenti e magiche a disposizione dell'uomo, capaci di trascendere la carne, il tempo e lo spazio.
Un romanzo onirico profondamente intimista e simbolico, che offre allegorie preziose e sensibilizza verso il legame dell’uomo con le proprie radici, situate tanto nelle profondità del sé quanto nella Natura.



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Citazioni

  • “Il disastro dell’amore è che sei nudo in una danza di coltelli.”
  • “O la religione è solo un grande spettacolo, o essa nasce e si sviluppa nell'intimo dell'uomo.”
  • “Non è una guerra di religione, è che gli Uomini hanno la guerra come religione.”
  • "Ciò che vedo non so a cosa appartiene, ma so che è la mia Verità, l’eco della mia strada."
  • "C’è un altro tempo. Un eterno presente intorno a cui vorticano i destini."
  • "Riportò molte ferite che non guarirono mai: prima tra tutte, l’Amore."





Lacrime di Eternità
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Recensioni

Silvia Iside
(Autrice)

Questo secondo capitolo di Oltre l’abisso, vede Bethel approfondire la sua condizione di eroina del romanzo. La protagonista è ora in comunione con la Natura, è divenuta un salice, ma il suo cuore di donna-moglie-madre-saggia la porta a riflessioni filosofiche e attuali.
In particolare ha bisogno di recuperare il dialogo coi suoi figli, saranno proprio loro gli attori principali di questo nuovo dramma, soprattutto Duana, figlia del druido Vessagh, la quale è animata da un rancore incrollabile e vive una relazione col suo stesso fratello. Molto vivida la loro vicenda. È comunque lei il personaggio che ho preferito.
Al salice Bethel si recano tutti coloro che desiderano una grazia eppure lei non è una dea, non può cambiare neppure i sentimenti del proprio cuore nonostante Makena, il compagno della sua giovinezza abbia proseguito a nutrire la speranza che ciò accadesse. Forse nemmeno Vessagh è magico come ha sempre creduto… la magia è in lei, è in noi stessi!
Il tormento, la passione e la divisione del cuore di Bethel non cessano mai, lei osserva i destini dei suoi figli, segnati dalle ambizioni, i vari mutamenti in sé stessa e nel mondo, questo mondo ampiamente ispirato a quello celtico. Alla fine delle note foriscono interessanti infomazioni su alcuni aspetti del mondo norreno.
Consigliato da parte mia.

Recensioni

Beniamino Malavasi
(Blogger, Il Circolo Fozio)

Lacrime di eternità: l’atteso, denso, seguito di Oltre l’Abisso.
Possiamo dire che Elisabetta Tagliati si supera nel dare immagine al prosieguo del suo Sogno che vede, più che mai, Bethel Tallac, non più essere umano, ma Spirito, centro nevralgico delle vicissitudini dei suoi figli (e nipoti).
Con una guerra che aleggia sullo sfondo di ogni pagina – simbolo dell’atavica contrapposizione di come l’Essere Umano veda sé stesso avverso il suo Io e quello degli altri – Lacrime di eternità è un viaggio, una riflessione, un’analisi di cosa sia l’Amore: da quello tutt’altro che lineare di Bethel verso i suoi congiunti a quello proibito, incestuoso, tra i fratelli Jarlath e Duana.
Amore e religione: chi è Dio? Forse la Natura? E gli Dei?
Tagliati pone a sé e, di rimando, al Lettore interrogativi che, probabilmente, non hanno, perché non possono avere, risposta univoca; e il finale, inaspettato, dal sapore wagneriano per la sua complessità di significato, per il grandioso dramma Umano che descrive, per la chiusura di un Cerchio da troppo tempo in attesa di soluzione, ne è la prova.
È impegnativa la lettura di Lacrime di Eternità. Tagliati ricorre a un linguaggio pieno: ogni parola mira a dare vita, colore; a trasmettere sensazioni legate a quello specifico accadimento, a quella particolare riflessione.
“Per questo è così difficile descriverne i momenti: perché appartengono all’emozione, all’attimo infinito dell’esperienza che si introduce negli antri dell’anima, lasciando una traccia imperitura. È facile narrare gli avvenimenti, ma non è altrettanto semplice farlo con i sentimenti, del pari preziosi compagni di avventura.
Un viaggio non si racconta, un viaggio lo si vive.”
Mente aperta, sgombra da pensieri, e senza assilli temporali: ecco qual è l’unico, il solo modo positivo per approcciarsi a Lacrime di Eternità.
A ogni buon conto – e di ciò va dato merito all’Autrice – l’apparato di note esplicative, unito ad Appendici di approfondimento, consentono al lettore di comprendere anche le sfumature più ostiche di un romanzo per pochi Eletti.
Buona, meditata, lettura.

Recensioni

Anna Maria Bisceglie
(Blogger, Sognando con un libro in mano

Prima di mettere nero su bianco le sensazioni che mi ha lasciato questo romanzo, è neccessario ribadire che non si tratta di una di quelle letture le quali si divorano velocemente. Ma va altresì centellinata e metabolizzata ogni parola, perché solo così si può comprendere il significato più intimo e recondito celato dietro di esse. Natura e Amore, in tutte le loro forme , sono due forze contrapposte che paiono ingaggiare una dura lotta alla disperata ricerca di un equilibrio e un’unità tra esse. Non sarà facile raggiungere questo obiettivo! Sarà forse necessario pagare un alto sacrificio, prima di giungere alla piena consapevolezza del vero valore dell’ Essenza, perché “Oltre l’Abisso si estende l’Eternità . Lo spazio e il tempo cadono rivelando che solo l’Essenza ha valore”. Questo è il compito che la Natura ha affidato a Bethel, la leggendaria Capoclan di Tallach, la donna che col suo salto oltre l’Abisso e col compimento della profezia ha deciso di tradire il suo popolo, l’uomo che amava e anche una parte di sé stessa per legare indissolubilmente la sua anima a quella del controverso Vessagh.
Il suo gesto “era destinato a riverbare per lungo tempo , forse per sempre, attraverso la sua progenie”, quella che pare dover pagare purtroppo il prezzo più alto delle sue scelte. Ma la indomita donna , che abbiamo avuto modo di conoscere e di amare, nonostante le sue umane fragilità, ha assunto in questo sequel un nuovo aspetto, ha subito per volere della Natura una dolorosa ma necessaria trasfigurazione, assumendo le sembianze di un salice e divenendo la guardiana silvana di quel bosco. La sua morte “terrena” non viene vista da Bethel come una condanna inferta da Dio, bensì come un suo dono di poter diventare ciò che lui ci chiama ad essere: “Essenza”! Bethel è pienamente consapevole di avere un nuovo compito da portare a termine, ovvero quello di provare a porre rimedio alle sofferenze e conseguenze, che le sue azioni hanno avuto sulle persone da lei amate: Makena, il buono e saggio compagno, che continua ad amarla nonostante tutto; Neala, la figlia frutto di quell’ amore immenso, che prova rabbia verso quella madre che l’ha sacrificata in nome di un amore “malsano” e poi Jarlath e Duana, il simbolo della sua unione al druido Vessagh, le due anime tormentate dal peso delle azioni e del volere altrui.
Nonostante le sue inusuali sembianze, il suo spirito di Donna continua ad avere però un forte ascendente, tanto da trasformare quel suo involucro arboreo in un luogo sacro, a cui rivolgere le proprie preghiere o a cui chiedere il suo aiuto in nome di quel mito, che continua ad aleggiare imperituro intorno al suo nome.
Frustrazione e lacerazione sono però i due sentimenti preponderanti, che agitano l’ anima di Bethel , sentendosi impotente e incapace di fare sentire la sua Voce e dovendo restare inerme dinanzi alla sofferenza di Jarlath, schiacciato sotto il peso di un destino divino che lo vuole come un Semidio , potente e crudele , nonché lacerato da quel sentimento “incestuoso” che lo lega a sua sorella Duana, un legame che deve recidere ad ogni costo. Difficile per una madre restare inerme o subire silenziosa la rabbia e l’odio delle sue figlie, che la reputano , anche se per motivi diversi, rea delle loro sofferenze. Straziante per Bethel assistere da muta osservatrice al vuoto che continua ad albergare in Makena , l’uomo che imperterrito difende a spada tratta quel simulacro del loro amore, macchiato e crepato dopo quel salto oltre l’Abisso.
Eppure, Bethel sa che proprio nel momento in cui ha assaggiato quelle acque , ha perso il suo cuore, facendola intraprendere un sentiero che l’ha allontanata da Makena , ma l’ha legata per sempre a Vessagh: un fuoco desideroso di ardere ancora dentro di lei, nonostante tutto! La Donna, dalle sembianze di un salice, ha necessità di essere risvegliata e di riunirsi a quel druido , che è stato capace di impossessarsi della sua anima e per il quale ha sacrificato sé stessa. Questo pare essere il suo destino e la sua condanna! Ancora una volta, per mezzo del suo druido, Bethel sarà costretta a compiere un viaggio dentro i labirintici sentieri del suo io , fino a rendersi conto che “Tutto è destinato a finire: da questo si origina l’Eternità”. Dovrà accettare quindi di restare spettatrice di un epilogo doloroso, lasciando ai suoi figli e alle loro discendenze di compiere quanto scritto nel destino. Le sue lacrime saranno però finalmente l’espiazione per i suoi errori e per le sue imperfezioni, garantendole di restare un ricordo “eterno” nei cuori di chi l’ha conosciuta, perdonata e amata!
Questo fantasy nasce da un viaggio onirico intrapreso nel subconscio dalla scrittrice e rivela una anima intimamente legata alla Natura e alle forze che la governano : Acqua, Terra , Aria , Fuoco e…Amore, l’ arma più potente, che la Natura affida nelle mani degli uomini e che richiede coraggio, grande coraggio!